In Calabria a Vibo per un convegno di lavoro, ho fatto esperienza del calore dell’accoglienza calabrese, ho incontrato persone squisite, orgogliose della loro terra, della loro cultura e della loro storia.
Hanno voluto mostrarci il meglio del cibo, dell’accoglienza e del loro paesaggio aspro e selvaggio, come talvolta il carattere schivo della gente, diffidente verso chi arriva da lontano ma nello stesso tempo desideroso di valorizzare una cultura antica e profonda, ricca di storia e tradizioni.
Dall’hotel a Vibo Valentia sono scesa due volte lungo la costa, attratta prima dal mare di sera, verde smeraldo e trasparente come un gioiello;
affascinata poi di giorno dal paesino vivo e gioioso, strappato all’asprezza della roccia a picco sul mare.
Nelle stradine strette ho camminato tra le botteghe di piccoli artigiani…
e di cibo buono e genuino, fatto per la gente del posto, non solo per i turisti;
ho assaggiato il “tartufo di pizzo”, un gelato ripieno di un cuore di cioccolato fondente liquido… un dolce tradizionale che si è voluto preparare davanti ai nostri occhi, curiosi di scoprire il segreto di quel cuore fluido e morbido.
Un dolce così buono da voler tornare il giorno dopo ad assaggiare la versione al pistacchio, stupiti di vedersi riconosciuti dai proprietari della gelateria, illuminati da un aperto sorriso di soddisfazione.
Persino la guida turistica che ci ha portato a conoscere l’antica storia della rocca a picco sul porticciolo ci ha invitati a tornare per la rievocazione storica nel mese di ottobre, del processo a Gioacchino Murat, che ha reso protagonista il minuscolo borgo di Pizzo nel panorama della storia europea.
Pizzo mi è rimasta nel cuore, chissà che non abbia ancora la fortuna di ritornarci, magari nella tranquillità di una vacanza con la mia famiglia…
