Durante

Durante (2)Durante è il titolo di un romanzo di Andrea De Carlo, ma è anche il nome del protagonista del libro. Si tratta di una storia suggestiva, in cui il protagonista irrompe nella vita di altri personaggi sgretolandone le certezze, coinvolgendo il lettore a chiedersi il significato della propria vita. Nel libro non ci sono risposte; Durante stesso non ha risposte neanche per la propria vita, che non ha una dimensione spirituale superiore, e che si svolge in un eterno presente. Tuttavia è impossibile non farsi coinvolgere dalle emozioni contrastanti e contraddittorie dei personaggi che ruotano intorno al protagonista, in modo particolare dall’io narrante, Pietro, che appare subito un non-protagonista, spettatore dell’ingresso dirompente di Durante nella propria (stabile? felice?) quotidianità di uomo che ha già scelto il proprio futuro.

Vi riporto qui due brani, in cui, come al solito, le vicende narrate si soffermano sull’esperienza sensoriale del gusto, e il dolce diventa veicolo di conoscenza dei personaggi.

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Durante ha chiesto al suo amico Yussuf un’altra mezza caraffa di vino bianco, e torta di riso. Yussuf gli ha detto qualcosa in arabo, lui gli ha risposto nella stessa lingua, hanno riso.

Quante lingue sai?” gli ho detto, quando il cameriere si è allontanato.

“Ah, poche” ha detto lui.

“Non mi sembra proprio” ho detto.

“Le parole sono solo strumenti inadeguati” ha detto lui. “Comunque tu le voglia vedere.”

“Perché inadeguate?” ho detto.

“Sai, quando un contenitore è più piccolo del contenuto?” ha detto lui. “E ha una forma standardizzata, per di più? Così che il contenuto deve adattarsi al contenitore, e non viceversa?”

Yussuf il cameriere è tornato con la caraffa di vino bianco e due fette di torta di riso. Io e Durante abbiamo preso un sorso, assaporando il fresco rinnovato. Poi abbiamo studiato le nostre porzioni di dolce posate sui piatti. Erano caramellate in superficie, più chiare al centro e progressivamente più dorate verso il bordo, dove la crema e i chicchi di riso si erano bruniti al calore del forno. Quando mi sono deciso a prenderne un morso, il sapore era straordinariamente semplice e complesso, la sua omogeneità rintracciabile in ognuno degli elementi che la formavano. Le mie papille gustative raccoglievano informazioni a cui davo nomi: la crema di uova e latte e zucchero legata all’amido e venata di sfumature di cannella, i chicchi di riso morbidi fino quasi a struggersi al centro e gradualmente più solidi verso la superficie e verso il fondo solidificati dalla cottura. La mia lingua passava sopra ogni singolo chicco, mi sollecitava sensazioni e riflessioni apparentemente senza fine.

Durante masticava piano il suo primo boccone, con gli occhi socchiusi. Quando lo ha finito ha detto “Che meraviglia”.

“Sì” ho detto, non avevo altre parole.

Il resto della fetta mi è durato uno spazio di tempo difficile da definire, perché tutti i miei sistemi di misurazione sembravano sospesi, ero affidato unicamente al mio senso del gusto e a tutto quello che riusciva a evocare. Solo quando ho deglutito l’ultimo boccone ho alzato la testa e sono andato all’indietro sulla sedia, ho preso un respiro profondo.

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Dopo pranzo Durante ha preparato frittelle di mele, nella cucina disordinata dove Lara e Vicki lo osservavano in piedi su due sedie e si sporcavano la faccia di farina, davano le bucce ai cani. Aveva una competenza sorprendente nel mescolare la pastella con il cucchiaio di legno e aggiungere gli spicchi di mela tagliati sottili, versare il tutto nella padella: ogni gesto gli veniva facile e giusto, come se avesse passato interi pomeriggi a farlo.

“Non sapevo che fossi anche un cuoco” ho detto, seduto a guardarlo su uno sgabello un po’ traballante. Pensavo a come mi era sembrato di vedere Urs correre con le sue gambe verso l’acqua; mi chiedevo se era stato davvero così.

“Pasticciere, più che cuoco” ha detto Durante, rideva. “Ho sempre preferito fare i dolci, perchè non sono per niente indispensabili, no?”

“Infatti” ho detto.

“Però mi piacciono non del tutto dolci, i dolci” ha detto lui “devono avere una nota acidula, una punta di salato.”

“Anche per me” ho detto, felice di essere d’accordo con lui anche su questo.

Nicki è rientrata dal giardino. “Scendete di lì!” ha detto subito alle bambine. E andate a lavarvi le mani e la faccia! E i cani devono stare fuori, non fatemelo ripetere ancora una volta!”

Le bambine non hanno obbedito, finché lei non ha sollevato Lara di peso e non l’ha deposta per terra. A quel punto anche Vicki è scesa dalla sedia; sono scappate fuori tutte e due, inseguite dai cani.

“Urs?” ha detto Durante, mentre faceva saltare le frittelle di mele nella padella.

“Dorme” ha detto Nicki.

“Bene” ha detto lui.

“E’ tanto che non riusciva a dormire” ha detto lei.

“Bene” ha detto di nuovo lui.

“Sì” ha detto Nicki. “Ma è un miracolo che non si sia rotto un braccio o una gamba, o il bacino. Ammesso che non gli venga una polmonite, dopo essersi inzuppato così.”

“Non gli verrà” ha detto Durante. “L’acqua era tiepida, e l’abbiamo asciugato e cambiato quasi subito.” Ha rovesciato le frittelle sul tagliere ricoperto di carta da cucina, ne ha messe altre nella padella.

“E’ inutile che usi quel tono” ha detto Nicki. “Come se avessi avuto la situazione sotto controllo.”

“Ma no” ha detto Durante, sorrideva. “Non ho mai preteso di controllare una situazione in vita mia.”

“E non ridere!” ha detto lei. “Non ridere di queste cose!”

“Non rido” ha detto Durante. “C’è una differenza tra ridere e sorridere, spero?”

“Non di questo!” ha detto Nicki. “Non dopo quello che hai fatto!”

“Ne abbiamo già parlato, no?” ha detto Durante, mentre faceva saltare le nuove frittelle di mele nella padella.

“Ma non hai ancora riconosciuto di avere torto!” ha detto lei.

“E’ che ci siamo lasciati portare dalle sensazioni” ho detto. “Letteralmente.”

“Che bravi ha detto lei. “Bella impresa, proprio.”

Avrei voluto spiegarle che in realtà era stato un evento tra i più strani di cui io fossi mai stato testimone, se non il più strano. Ma non mi sembrava il momento, così sono stato zitto.

Durante ha rovesciato anche le nuove frittelle di mele sulla carta da cucina, poi le ha disposte insieme alle altre in un grande piatto, le ha spolverate di cannella e zucchero a velo. Ha detto “Andiamo a mangiarle finché sono belle calde”.

“Come fa a essere così?” ha detto Nicki rivolta a me, ma senza il risentimento che le sue parole di prima sembravano implicare.

L’ho aiutata a portare piattini e bicchieri e un cartone di succo d’uva sul tavolo fuori. Durante aveva già dato una frittella per una a Lara e Vicki che le mangiavano camminando in circoli, seguite passo passo da Oscar e Krill e Tofu.

“Venite a sedervi!” ha detto Nicki. Ma poi ha lasciato perdere quando loro non hanno obbedito, ha preso anche lei una frittella dal grande piatto.

Erano frittelle perfette, con le più giuste proporzioni immaginabili di dolce e acidulo e salato e umido e asciutto e leggero e caldo e fresco che potessi immaginarmi. Al primo morso mi sono venute le lacrime agli occhi per come i miei organi di senso non riuscivano a scoprire la mancanza di un solo elemento necessario. Era come se le frittelle di Durante racchiudessero in sè l’equilibrio che non c’era nella situazione in cui le mangiavamo o nelle nostre vite, nel mondo appena fuori dal piccolo giardino trascurato vicino al lago.

“Buone?” ha detto lui, mentre masticava nel suo modo meticoloso.

“Ahà” ha detto Nicki.

“Più che buone” ho detto. “Sono un’intensa esperienza spirituale, queste.”

Lui non ha riso, né sorriso, ci guardava con i suoi occhi grigi.

Anche Nicki è stata zitta, perfettamente concentrata sulla sua frittella.

Ne abbiamo mangiate tre per uno, già intristiti verso la fine della seconda all’idea che sarebbero finite. Perfino le bambine erano silenziose, mangiavano con la stessa attenzione con cui avrebbero potuto stare in ascolto di una storia.

Alla fine è rimasta una frittella solitaria al centro del grande piatto, sembrava la più bella e invitante di tutte.

“E’ mia!” ha detto Lara.

“No, mia!” ha detto Vicki, cercava di scavalcare sua sorella.

Durante ha spinto le bambine di lato, ha preso la frittella prima che riuscissero a raggiungerla. Oscar e Krill e Tofu si erano seduti davanti a lui, immobili. Lui ha diviso la frittella in tre parti uguali, ne ha data una a ogni cane. Le bambine guardavano, troppo attente per piagnucolare. Oscar e Krill e Tofu hanno deglutito senza masticare: in un istante dell’ultima frittella di mele non è rimasta traccia.