Suggestioni valdostane, Bard
Succede, un giorno, e quasi non te l’aspetti. Ma arriva con prepotenza la voglia di partire, subito, imperiosamente. E di partire da soli, per ritrovare se stessi per sottrazione di affetti, di spazi, di tempi stracolmi che non lasciano respiro e pensiero. Non è facile sentire lo sguardo preoccupato che pesa dagli occhi degli altri. Ma qualche volta si può, si deve.
Non serve sempre allontanarsi troppo, oppure non si vuole mettere alla prova la lunghezza del guinzaglio che ci si è messi e quanto si può tendere. Ma misurare e misurarsi è giusto. Dà la consapevolezza dell’equilibrio, di un tempo che si dilata diversamente.
Si può fare? Oggi io l’ho fatto.
E a poco a poco le mani sul volante si sono allentate, la testa curva sull’asfalto ha cominciato ad allargare lo sguardo assetato e allora, solo allora, il viaggio è cominciato davvero.
Uno, cento, mille chilometri, non è questa la cosa importante: il viaggio non è andare da qualche parte, ma guardare il mondo con occhi nuovi e tornare diversi da come si era partiti.
E il mondo è così grande, da non poter mai saziare la sete di conoscenza: ma si può sceglierne un pezzetto, anche solo un boccone, e assaggiare ciò che forse ci piacerà, che entrerà dai nostri sensi permettendoci di vivere una, cento, mille vite oltre la nostra. Perché viverne una soltanto?
Si parte da un’idea, già prima di partire davvero: in principio c’era la natura.
Forte, violenta, la natura si è scontrata con la storia dell’uomo e l’uomo l’ha addomesticata, lungo il corso di milioni di anni.
Così la natura è diventata cultura, intrecciandosi strettamente nella realtà in modo non più scindibile, e anzi armonizzandosi in un nuovo equilibrio.
E l’uomo è andato anche oltre, aggiungendo genialità, e spiritualità, e arte!
E’ come spaziare contemporaneamente in universi paralleli, percepibili in virtù della straordinaria capacità di vedere oltre, che solo a occhi d’uomo è stata data.
