La gelatina al rhum del Gattopardo

Il Gattopardo (3)Per l’ennesima volta sto rileggendo un grandissimo capolavoro della letteratura del ‘900, Il Gattopardo, di Tomasi Di Lampedusa. Un libro che disegna il ritratto minuzioso di un periodo storico preciso, il tramonto borbonico in Sicilia, attraverso lo sguardo intenso e disincantato del principe Fabrizio Salina, il Gattopardo appunto. Il protagonista diventa non solo un simbolo, ma l’archetipo di un uomo che si trova immerso in un torrente di cambiamenti che travolge e stravolge il suo mondo e tuttavia ha la consapevolezza che tutto debba cambiare affinchè nulla cambi.

La narrazione ruota quasi esclusivamente intorno alla figura imponente e carismatica del Principe, che presiede, regge e governa con piglio autoritario una grande famiglia e un piccolo regno personale.

La quotidianità di don Fabrizio e persino i pranzi in famiglia vengono descritti dall’autore con tale vivezza, che il lettore si ritrova egli stesso seduto alla tavola dei Salina, impettito e composto, gustando le sontuose pietanze che la servitù ha preparato.con la massima cura.

Ed ecco il dolce, la gelatina al rhum, il dolce preferito di don Fabrizio, che viene servito al pranzo con gli ospiti di riguardo, all’arrivo nella grande villa di Donnafugata,, dopo che la famiglia si era allontanata da Palermo per sfuggire ai disordini creatisi in seguito allo sbarco dei garibaldini a Marsala.

Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rhum. Questo era il dolce preferito di don Fabrizio e la Principessa, riconoscente delle consolazioni ricevute, aveva avuto cura di ordinarlo la mattina di buon’ora. Si presentava minacciosa, con quella sua forma di torrione appoggiato su bastioni e scarpate, dalle pareti lisce e scivolose impossibili da scalare, presidiata da una guarnigione rossa e verde di ciliegie e di pistacchi; era però trasparente e tremolante ed il cucchiaio vi si affondava con stupefacente agio. Quando la roccaforte ambrata giunse a Francesco Paolo, il ragazzo sedicenne ultimo servito essa non consisteva più che di spalti cannoneggiati e di blocchi divelti. Esilarato dall’aroma del liquore e dal gusto delicato della guarnigione multicolore, il Principe se la era goduta assistendo allo smantellamento della fosca rocca sotto l’assalto degli appetiti. Uno dei suoi bicchieri era rimasto a metà pieno di Marsala; egli si alzò, guardò in giro la famiglia fissandosi un attimo più a lungo sugli occhi azzurri di Concetta e ”alla salute del nostro caro Tancredi” disse. Bevve il vino in un solo sorso. Le cifre F.D. che prima si erano distaccate ben nette sul colore dorato del bicchiere pieno non si videro più.